Dunque siamo d’accordo, herr Draghi, lei lo sa come lo sapevamo noi. L’ha sempre saputo. Come lo sapevano Giorgio Napolitano, Mario Monti e chiunque abbia fatto in modo che non vi fossero libere elezioni in Italia, nel 2011, ma che vi fosse un Governo di banchieri per fare in modo che si accettassero senza colpo ferire le condizioni della resa. Quelle contenute nella famosa lettera della BCE in quell’agosto prima del Grande Spread. E per fare sì che noi non si potesse più cambiare idea, ci avete blindati in un contratto di svendita totale che avete chiamato MES (Meccanismo Europeo di Stabilità)perché chiamarlo “sovranità in saldo” o “democrazia in liquidazione” pareva troppo anche a voi.
Draghi, lei è il custode di un progetto fallimentare: quello dell’euro. Doveva funzionare al contrario. E lei lo sa bene, come ha ricordato perfino Bolkestein, il commissario di Romano Prodi e della famosa direttiva, pochissimo tempo fa a Roma davanti alla vostra élite che applaudiva convinta. Dovevate fare prima l’unione politica e poi quella monetaria. Ma forse vi andava bene così. Perché nel primo caso sarebbero stati i popoli a decidere, mentre invertendo l’ordine dell’agenda avreste deciso voi, e i popoli avrebbero seguito, sfiniti e ridotti allo stremo da una crisi programmata, come sapeva bene lo stesso creatore della moneta unica europea, Robert Mundell.
Ora lei dice che dopo questo furto di sovranità, deciso da poche decine di persone e subito da milioni di altre, dovremmo recuperla con la “condivisione”. Ma l’unica condivisione che abbiamo vissuto fino ad oggi è stata la socializzazione delle perdite delle banche che lei rappresenta. Gli utili ve li siete tenuti, e i debiti li avete fatti pagare a noi. Sa bene che è così. E non parlo solo dei salvataggi alla MPS. Avete salvato le banche, "again and again", con i vostri prestiti miliardari all’1%, che i suoi rappresentati hanno usato per acquistare nuovo debito pubblico italiano a tassi da capogiro e rivenderlo subito dopo sul mercato secondario prima di restituirle i soldi tenendosi gli interessi, senza che un solo centesimo fosse andato all’economia reale ma lasciando le tasche degli italiani più vuote e il nostro debito ancora più alto. Per poi sentirsi dire dai suoi amici di Bruxelles che la colpa di tutto era proprio del nostro debito insostenibile. E vogliamo parlare del giro dell’oca dei miliardi di prestiti alla Grecia, dei quali solo il 5% è rimasto al Governo di Atene, mentre tutto il resto se lo sono pappati i suoi colleghi? Del resto lo stesso spread è un imbroglio di proporzioni gigantesche: si pagano interessi spropositati perché, si dice, "abbiamo un elevato rischio di insolvenza", ma questo rischio nei fatti è inesistente, visto che anche volendo non ci consentite di fallire. E dunque, se non possiamo fallire perché la Troika ce lo impedisce e impone alle famiglie italiane di pagare a costo di restare in mutande, perché allora il nostro debito dovrebbe essere più rischioso di quello tedesco? Mettiamoci d’accordo: o possiamo fallire, e allora si può giustificare un’interesse più elevato, o non possiamo, e allora vogliamo gli stessi rendimenti di cui beneficia Berlino.
Draghi, forse è per questo che il 13 novembre, all’uscita dall’università Roma Tre, dove lei ha detto che non esiste un problema di “perdere la sovranità, perché quella i paesi con alto debito l’hanno già persa”, un gruppo di studenti l’ha contestata, lanciando vernice rossa mentre lei andava via passando dal garage e scortato dalla polizia. La prossima volta, anziché parlare davanti agli “amici e colleghi che l' hanno accompagnata nella vita”, parli a loro, parli con questi ragazzi che non hanno altro sistema per farsi sentire. Gli spieghi perché, grazie al vostro progetto fallimentare, oggi non hanno più un futuro. Gli dica che hanno perduto la sovranità a loro insaputa. E magari anche che lei invece sapeva, ma non gli ha detto niente.
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