(N.d.R) Nell’ accingerci a presentarvi questo nuovo documento del blog Fahrenheit 912, abbiamo il dovere di informare tutti i lettori che l’originale traccia audio dell’intervista all’avv. Carlo Taormina conteneva troppi rumori di fondo perché se ne pubblicasse il file a beneficio degli ascoltatori. Nel rispetto dei tempi di redazione e della corretta informazione, abbiamo tentato di ricostruirne il filo logico, ma abbiamo ritenuto opportuno mantenere la sintassi originale, che talora, purtroppo, risulta poco scorrevole e incompiuta. Confidiamo pertanto nella benevola disponibilità del lettore ad accogliere questo nostro tentativo di rispetto dell’obiettività, considerando che ogni nostro contributo avrebbe sicuramente alterato la libertà e la nitidezza dell’opinione altrui.
L'intervista di quest'oggi s’intitola "Il Medio Evo prossimo venturo", titolo che riteniamo appropriato per toccare dei temi che in una certa misura sono attinenti tra di essi. Mi riferisco a "il discorso d’odio" a proposito del nuovo reato sull' Omofobia e la sua interpretazione di tipo discrezionale da parte della magistratura e la diversa concezione di Terrorismo Islamico alimentata dalla cosiddetta "satira irriverente.
L'intervista è scaricabile in formato PDF: CLICCA QUI
Per identificare gli interlocutori useremo "R" per redattore e "AT" per l'avvocato Carlo Taormina
R: Durante il meeting dell’ OSCE del 3 e 4 luglio
scorsi a Vienna, è stata discussa la tesi di Paul Coleman, portavoce
dell’Alliance Defending Freedom, secondo cui le leggi contro l'omofobia sono
strumenti del totalitarismo e non della democrazia. Quale è il suo punto di
vista a riguardo?
AT: Io sono dell’idea che fino a quando non vengono
prese in considerazione singole persone che in qualche modo possano essere attinte
da atteggiamenti ingiuriosi, non rispettosi e comunque che ledono la
personalità del soggetto, credo che ogni altra cosa non debba essere
assolutamente oggetto di divieto. Sarebbe veramente un controsenso e molto
grave dal punto di vista della manifestazione della libertà del pensiero che
non si possa esprimere la propria opinione su queste come su altre cose che sono
rientranti nel grande concetto della discriminazione per motivi raziali,
sessuali e quant’altro. Credo che sotto il profilo della libertà di pensiero
nessuno si può toccare, perché nemmeno l’ordinamento Costituzionale può
impedire al soggetto di pensare quello che crede, e anche le cose più nefaste
possibili, ma anche dal punto di vista della libertà di manifestazione del
pensiero, quando si fa riferimento a problemi di carattere generale, a
situazioni complessivamente considerate, parlare di divieti è veramente un assurdo.
Quindi punire l’omofobia comunque sia, siamo sempre nell’ambito di una
manifestazione di opinione, rientreremmo nella grande categoria dei reati di
opinione dei quali pensavamo di esserci fortemente sbarazzati ed invece pare
che tutto sia ancora molto vivo. Faccio presente che sono state fatte
molteplici modifiche al Codice Penale ad esempio in materia di vilipendio della
religione, del vilipendio del Presidente della Repubblica e quant’altro. Sono
state fatte una serie di modificazioni per tutto ciò che riguardava i reati di
opinione e sono stati trasformati non nell’eliminazione totale, ma appunto
trasformati nel divieto di comportamenti denigratori, ma in quanto legati ad
una determinata persona; quindi un po’ sulla falsa riga di quello che osservavo
prima: tutto è assolutamente da acconsentire dal punto di vista della
manifestazione del proprio pensiero con il limite del non coinvolgimento della
persona, e della valutazione negativa o positiva che dovrebbe essere fatta.
R: Se non sbaglio, anche lei è stato negli onori
della cronaca per un fatto accaduto durante il programma Radiofonico “La Zanzara ” dell’emittente
Radio 24.
AT: Sì, io sono stato citato in giudizio civile da
parte dell’Associazione che si dice costituita a tutela dei diritti degli
Omosessuali, perché nel corso della trasmissione “La Zanzara ”, richiesto un po’
provocatoriamente, ma comunque in un contesto assolutamente scherzoso, come
notoriamente bisogna dire quando si parla di questa trasmissione. Mi fu
richiesto se avessi mai assunto persone omosessuali nel mio studio privato.
Naturalmente dissi quello che pensavo e tutt’ora penso, nonostante l’intervento
della Magistratura e di avere espresso la mia opinione e non più di questo e
quindi di essermi avvalso dei diritto di manifestare la libertà di pensiero
previsto dalla Costituzione e dissi che io non avrei mai assunto una persona
omosessuale. Non era in corso nessuna possibilità di assunzione e iniziativa
concreta. Era qualcosa che prescindeva assolutamente da una situazione
riguardante un determinato soggetto o una pluralità di soggetti comunque
determinati. Credo che la
Magistratura abbia commesso un gravissimo errore, tra l’altro
sulla base di sentenze della Comunità Europea che sono state citate a
sproposito, perché si è fatto riferimento in quelle sentenze a situazioni
concrete che non hanno nulla da spartire con quello che dicevo io. Lei pensi
che se questa norma, l’omofobia fosse già stata attuata, io mi sarei reso responsabile di un reato e cioè di
esprimere la mia opinione, per cui mi auguro che la Corte di Cassazione che sto
investendo del caso, si interesserà dell’approfondimento della problematica e
che metterà una parola chiara su questa vicenda. Vicenda che è emblematica,
proprio il problema che lei mi sta ponendo. L’omofobia come espressione
generale della propria opinione e omofobia come espressione che si calibra su
un determinato soggetto. Quest’ultima ipotesi secondo me deve essere
sanzionata, la prima non deve essere sanzionata.
R: Dal momento che "il discorso d’odio"
non è un concetto universalmente riconosciuto, ci può essere un rischio
rappresentato da un’interpretazione arbitraria delle norme da parte della
magistratura come, ha affermato la
Corte europea dei diritti dell’uomo?
AT: Esatto.
Vorrei dire che il caso che mi ha interessato personalmente è emblematico del
rischio che stiamo correndo. Noi abbiamo un sistema basato sulla libertà di
convincimento del Giudice e qui si tratta di qualcosa già di estremamente
rischioso e su cui tutti i giorni ci confrontiamo. In generale però non c’è la
possibilità di bloccare totalmente, anzi è piuttosto blanda la possibilità che
sia bloccata l’interpretazione personalistica dei fatti giudiziari da parte
della Magistratura. In un settore come quello di cui stiamo parlando, la
situazione è ancora più delicata, perché è ovvio che vengono in rilievo una
serie di situazioni di carattere emozionale, di carattere personale; ci può
essere il Magistrato omosessuale, si tratti di un gay o di una lesbica. Abbiamo
tutta una serie di situazioni che possono determinare la particolare
sensibilità e questo naturalmente si può tradurre e spesso si traduce, avviene
al di fuori di situazioni così delicate e sensibili, che i magistrati lasciano
prevalere la loro opinione piuttosto che quello che vuole il legislatore,
immaginiamo in settori come questi. Anche l’opinione pubblica è fortemente
divisa su questi temi e contrariamente a quello che si ritiene, l’invocazione
della possibilità di poter dire quello che si pensa è certamente superiore a
quella di una parte della popolazione che vorrebbe invece che vuole che ci
fossero delle norme di divieto e quant’altro.
Voglio
fare un solo esempio, la posizione della
Chiesa Cattolica. La
Chiesa Cattolica ha delle determinate posizioni, naturalmente
fermo il rispetto per le persone, e questo non si discute e mai si deve
discutere, però parliamo di matrimoni tra omosessuali, parliamo di determinate manifestazioni esteriori che
in qualche modo possono comportare forme di lascivia. Penso ad esempio ai Gay
Pride eccetera. La
Chiesa Cattolica della quale io sono un’appartenente in
quanto Cattolico osservante, senza però essere bigotto, la Chiesa Cattolica
dovrebbe essere tutta fuori legge perché nel momento in cui rispetto ad uno
Stato che dovesse decidere sui matrimoni gay, di fronte ad una chiesa che dice
esattamente il contrario, accusiamo di omofobia anche in questo caso? Possiamo
aggiungere anche un’altra cosa, qualche giorno fa abbiamo visto attraverso la
rete che rispetto agli omosessuali il mondo Islamico ha un’opposizione molto
dura, cioè con l’uccisione per defenestramento, gli uomini vengono buttati
dalle finestre o dalle torri perché questo è quello che comanda il Corano. All’
ora che facciamo, tutto l’Islam è omofobo? Tutta la Chiesa Cattolica
è omofoba? Mi pare veramente che siamo in una situazione nella quale la cosa
buona sia quella che prima ho detto: sul piano generale ognuno la pensa come
vuole, sul piano del rispetto delle persone guai a chi denigri sotto qualsiasi
profilo un qualsiasi soggetto.
R: Alla luce di quanto detto come possiamo
giudicare le vignette satiriche che prendono di mira le fedi religiose?
AT: Sulle vignette satiriche ho una mia opinione
personale e dato che me la chiede la dico. E’ molto importante tenere presente
il punto di riferimento costruito dall’ordinamento penale italiano, tra l’altro
si tratta di norme che quando ero in Parlamento abbiamo approvato tutti quanti
insieme e senza spaccature tra sinistra e destra. Noi facemmo questo tipo di
operazione: il vilipendio delle religioni compresa la religione di Stato, che
allora era, piaccia o non piaccia, quella Cattolica, visto anche che la Costituzione in
qualche senso non è che la privilegi, ma comunque la mette in condizione
diversa. Anche rispetto alla religione Cattolica si fecero modifiche del Codice
Penale prevedendo appunto che soltanto in quanto un rappresentante oppure un
soggetto che fosse in osservanza delle regole e de i principi della propria religione
e nella fattispecie della religione Cattolica
e soltanto in quei casi l’azione di vilipendio poteva essere punita.
Questo mi pare che debba essere fuori discussione, penso però che quando
parliamo di una religione, una cosa è il discuterla o farne oggetto di
valutazioni anche fortemente negative come ad esempio quando parliamo del
Corano e diciamo che a fronte del Dio
misericordioso, quello è un Dio che comanda e non ha nelle corde la logica del
perdono, quindi molto lontana dalla logica del mondo cattolico. Ecco quando
parliamo di queste cose, credo ci sia un limite alla possibilità di aggressione
e denigrazione, nel senso che, tanto per parlarci chiaro, quello che è accaduto
in Francia è andato un po’ oltre rispetto a quelle che avrebbero potuto essere
certe regole di rispetto. Quindi nel momento in cui un soggetto viene preso in
considerazione per vilipendio della sua religione nel momento in cui ad esempio
esercita il culto, oppure viene preso in considerazione il Santo Padre per
essere oggetto di denigrazione e quant’altro. Queste debbono essere cose
sicuramente da sanzionare. Quando si parla della religione in generale, nel
momento in cui si travalica il punto di critica
anche ferrea e pesante verso invece la blasfemia, allora francamente
penso che qualunque religione, questo minimo rispetto lo meriti.
R: Quello che sta accadendo in Europa e soprattutto
nel mondo potrebbe diventare l'inizio di un "Medio Evo prossimo
venturo", dove in nome del Liberalismo Globale si combatteranno guerre e
si conquisteranno territori per depredarli delle ricchezze, mascherandole da
operazioni di pace?
AT: Qui la
situazione è veramente molto complessa. Distinguerei due aspetti. Un aspetto
relativo a questa situazione che stiamo vivendo in queste ore. Personalmente
sono angosciato da quello che sta succedendo in questo mondo Islamico. Non
riesco molto a distinguere tra Islam, islamismi e terroristi. Francamente penso
che ci sia una matrice che comunque abbia una potenzialità a determinare queste
situazioni atroci con le quali oggi ci confrontiamo, perché penso che il Dio
che comanda piuttosto che il Dio misericordioso, abbia dentro di se una
potenzialità verso questi eccessi. Basta che pensiamo alla condizione della
donna, alle lapidazioni, all’uccisione degli infedeli. Sono tutte cose che
stanno scritte nel Corano e non nella Bibbia o nel Vangelo di San Matteo, dato
per citare oggi un nome molto in voga. Se sono scritte nel Corano, ci può
essere un’interpretazione più rigorosa o progressista, però quando Gesù ti dice
“quando ti danno uno schiaffo porgi l’altra guancia” è una cosa, ma quando ti
dicono che l’omosessuale deve essere decapitato o un’infedele deve essere
ucciso mediante rogo, credo che siano delle cose completamente diverse. Dico
questo perché credo che la situazione con la quale oggi ci confrontiamo è
arrivata al punto di saturazione. La protesta in Italia dei vari Imam che sono
presenti sul territorio non è stata così forte nei riguardi di questi atti
terroristici. Non c’è stata da parte loro una netta condanna e rivolta, cosa
che avverrebbe se intimamente fosse condivisa.
Questo
silenzio significa che siamo arrivati al punto di non ritorno. La costituzione
dell’ISIS è proprio la prova che tutto quello che abbiamo detto e temuto per
tanti anni e cioè la concentrazione del potere islamico che potesse diventare
l’elemento di scontro rispetto al mondo Cristiano Occidentale pare che ci
siamo. Il Medio Evo lo stiamo già vivendo. Nel momento in cui viviamo una crisi
economica che tutti conosciamo e che soltanto dei buffoni di corte ci possono
dire sta migliorando o che stia prendendo una diversa connotazione. Se mettiamo
anche lo scontro tra religioni è sicuramente un segno dell’oscurantismo
Medioevale. Una delle ragioni fondamentali credo sia questa, lo scontro è
diventato ora mai ideologico ed è inutile che ci prendiamo in giro: lo scontro
ideologico è il segno evidente che stiamo entrando e secondo me ci siamo di
già, in un tunnel che si chiama moderno Medioevo.
Non possiamo
vedere più venti o trenta persone con le tute arancione che vengono uccise come
se fossero degli animali al mattatoio. Come fanno gli islamici che si
definiscono perbene in Italia a non invadere le piazze e dire “a noi questi ci
fanno schifo”?
Accanto a
questo però ci sono anche le implicazioni di carattere economico. Non c’è ombra
di dubbio che qui c’è una grande strategia dei poteri forti, Israele, Stati
Uniti verso una concentrazione delle ricchezze
soprattutto delle materie prima a cominciare dal petrolio. L’Iraq nella
prima e nella seconda guerra del Golfo ne sono state una riprova. Ad esempio,
quando Assad il siriano lo lasciamo fare
quello che continua a fare anche di fronte al pericolo che possa essere
nuclearmente armato, non c’è dubbio che ci siano interessi sulle materie prime
e soprattutto al petrolio. C’è sicuramente tutto questo movimento verso la
concentrazione delle ricchezze che porta verso questa crescita delle
aggregazioni in una certa direzione piuttosto che in un’altra a fondamento
delle quali vengono poste le differenziazioni di carattere religioso. Un
circuito pericolosissimo sul quale mi pare che le forze politiche Europee e
anche americane non è che dimostrino una grande capacità di contrasto, proprio
anche perché riemergono gli interessi.
R: E' indubbio che la maggior parte delle guerre
regionali degli ultimi 50 anni sono state alimentate o addirittura
fomentate in qualche modo dalle
Multinazionali, secondo lei anche la nuova gravissima crisi Libica, che ci vede
coinvolti in primo piano ha una qualche attinenza con questa teoria?
AT: Certamente è interpretativo come ho già detto
prima di quello che sta accadendo in Libia. Là c’è il gioco del petrolio, il
gioco della porta sull’Europa e dell’Europa sull’Africa. I fattori religiosi ed
economici sono esattamente l’uno coordinato all’altro. Chi ha favorito che
l’ISIS prendesse in mano la
Libia lo ha fatto per una finalità economica e cioè per
impadronirsi ancora una volta di grosse ricchezze . Ci stiamo giocando i
prossimi cinquanta o cent’anni di storia economica del nostro pianeta.
R: Molti dubbi sorgono su questi terroristi
dell’ISIS nati all’ improvviso in pochi anni con il leader AL Bagdadi già
internato in un campo di prigionia in Iraq e poi nel 2009 rilasciato su
consiglio dei Servizi Segreti Americani che lo hanno ritenuto innocuo.
AT: Noi non siamo estranei, intendiamoci perché
tutte le armi che partono dall’Italia le ritroviamo in mano a questa gente.
Ognuno deve fare il proprio mea culpa. L’Italia è uno dei primi esportatori di
armi in tutto l’emisfero africano. In Afghanistan e in Pakistan hanno sempre
avuto le armi italiane. La fornitura delle armi ha un ruolo fondamentale nelle
aggregazioni in ragione degli interessi economici che oggi vengono investiti
degli interessi religiosi, questo è il problema. L’ISIS non è soltanto la forza
brutale dell’Islam che sfrutta determinati istinti di persone che le
appartengono che sono il braccio esecutivo ed armato delle grandi operazioni
intellettuali che ruotano intorno all’operazione islamica. Ci stiamo muovendo
con la Libia
perché sappiamo perfettamente che l’altra volta abbiamo sbagliato e non
possiamo permetterci di farlo nuovamente perché è la porta sull’Africa e sul
petrolio.
R: A quali rischi Terroristici potrebbe andare
incontro il nostro Paese con un'eventuale, ma sempre più probabile
coinvolgimento militare in Libia? Se tre terroristi hanno messo in scacco
Parigi, cosa potrebbe accadere se venti di queste cellule aggregate ponessero
in atto un’aggressione in più città italiane?
AT: Sono
dell’idea che siamo già in guerra. La mia opinione è che la situazione è molto
preoccupante. Ho fatto il Sottosegretario agli Interni con delega
all’immigrazione e conosco bene questi fenomeni. Lei deve considerare che
abbiamo disseminato in tutta Italia quindicimila sale di preghiera islamiche.
Queste sale di preghiera che possono essere anche garages, sono in realtà
luoghi come le Moschee , ma molto più preoccupanti delle Moschee. Sono luoghi di
indottrinamento e di nascondimento delle armi. Gli italiani sanno che la Polizia non riesce ad
entrare nelle Moschee. Noi abbiamo a Roma una delle Moschee più importanti, ma
le forze dell’ordine non ci entrano. Anni fa una grande manifestazione dei Fratelli
Mussulmani, notoriamente ala estremista degli islamisti e quindi terroristi si
tenne nella Moschea di Sassuolo. Il mondo islamico non si è radicato tanto nei
grandi centri, ma nei piccoli e si è ramificato nelle piccole comunità
mascherandosi e mostrando un volto apparentemente accattivante: ma in realtà
sono penetrati nel tessuto sociale, basta vedere italiani che si convertono o
vanno a fare la guerra per l’ISIS. Queste sono le conseguenze di una corruzione
che è stata fatta della nostra cultura, della nostra religione e del nostro
modo di vivere che ha già dato questi frutti e chissà quanti frutti sono già
stati dati dei quali non siamo a conoscenza e dei quali ci potremmo fortemente
rammaricare probabilmente anche relativamente all’azione terroristica. Non c’è
soltanto un pericolo che proviene dall’ISIS e da ciò che rappresenta come punta
di un fenomeno più generalizzato, ma c’è il problema che noi abbiamo le cellule
dentro al nostro Paese che sono molto più spalmate di quanto si possa ritenere.
Questa è la situazione concreta nella quale ci hanno portato.
E’ facile
dire che uno Shaadista formato militarmente non viene messo sui barconi che
vanno a Lampedusa, ma entri nel nostro Paese dalla Francia con un biglietto
aereo, ma fino a un certo punto, perché il fanatico al quale dici che deve
andare sul barcone perché se muori, muori per Allah ed intanto su cento ne
arrivano dieci, moltiplicati per il numero incredibile di profughi, questo
ragionamento che nessuno metterebbe a rischio un terrorista addestrato per una
baggianata. Anzi quest’ultimo potrebbe essere un discorso più prevedibile, visto
appunto il gran numero di immigrati che sbarcano sulle nostre coste.
Noi siamo
secondo me in guerra, l’abbiamo voluta e fatta con le nostre mani. Abbiamo
fatto di tutto per non fare quell’unica cosa che doveva essere fatta. Sono
stato messo in difficoltà quando ho fatto il Sottosegretario agli Interni con
delega all’immigrazione, proprio perché andavo sostenendo una cosa che oggi è
sotto gli occhi di tutti ed andava fatta all’ora. Spendere tanti e tanti soldi per
fare Expo 2015 con truffe e mazzette e quant’altro per fare in modo che
l’economia dei Paesi nella quale si verifica l’immigrazione sia un’economia che
cresca a livello artigianale, commerciale ed industriale. Invece costruiamo,
grandi opere gli compriamo il petrolio e poi li facciamo morire nella loro cultura fatta di pochi ricchi e
moltissimi poveri, Oggi stiamo pagando tutto questo.
Articolo di Stefano Becciolini© del 20 Febbraio 2015
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