Editoriale di Stefano Becciolini
Mentre la maggior parte dei Mass Media focalizzano l'attenzione sulle questioni mediorientali dell' ISIS o "Daesh", alcune testate giornalistiche mettono in luce quello che possiamo considerare il "ventre molle dell' Europa": i Balcani. Paesi come la Bosnia, il Kosovo, l'Albania, la Macedonia, dove la maggioranza della popolazione è di fede islamica, potrebbero e sono, secondo molti giornalisti e la CIA Americana, fucina di aspiranti terroristi pronti a colpire il cuore dell'Europa. E' risaputo da tempo che vi è una Brigata balcanica nell’esercito del Califfato che raccoglie fra le sue file un numero crescente di volontari, centinaia di giovani che lasciano le loro terre balcaniche per combattere in Siria ed Iraq. Agli inquirenti italiani e internazionali è ormai nota da tempo l’esistenza di cellule terroristiche penetrate dai Balcani e operative sul nostro territorio. Un documento del Ministero dell’Interno, citato dalla Rete per il giornalismo investigativo per i Balcani (Birn), parla di almeno cinque gruppi terroristici finora individuati, che si troverebbero a Milano, Roma, Lucca, Siena e in Liguria e sarebbero composti da emigrati musulmani provenienti da Albania, Kosovo, ex Repubblica jugoslava di Macedonia e Bosnia-Erzegovina. Una cellula balcanica legata al terrorismo è stata smantellata in Piemonte pochi mesi fa dall'unità anti-terrorismo della polizia nel corso dell’operazione "Balkan Connection". Il gruppo, secondo indiscrezioni, era in contatto con Anas el Abboubi uno dei circa 50 foreign fighters di origine italiana operativo in Siria. Secondo il Centro Studi di per il terrorismo di Londra, ci sarebbero 20mila i "foreign fighters" arruolati in gruppi legati ad al-Qaeda. Centocinquanta di questi sono albanesi, Paese dove a marzo è stata scoperta una cellula sospettata di aver inviato in Siria almeno 50 combattenti, alcuni con le proprie famiglie. Si suppone che vi siano cellule terroristiche infiltrate nelle comunità musulmane di Albania, Kosovo, Macedonia e Bosnia in molte città del centro-nord Italia, e la presenza dell’estremismo islamico nella penisola balcanica preoccupa le autorità per la sua vicinanza e per gli accordi di libero transito delle persone presi con l’Italia. La Bosnia è il principale esportatore di jihadisti nella regione, e negli ultimi anni gli allarmi sul coinvolgimento di cittadini bosniaci nella jihad in Siria e Iraq si sono moltiplicati. Il totale, secondo la Cia, oscilla tra 300 e 340 volontari.
Il problema del radicalismo nel paese è un sottomondo che ha forti connessioni con il crimine organizzato e che si isola dal resto della comunità islamica, tradizionalmente moderata. La criminalità organizzata secondo alcune fonti, si serve e in qualche modo finanzia le cellule terroristiche Balcaniche, presumibilmente con lo spaccio di droga, essendo i Balcani anche il crocevia per la raffinazione delle sostanze stupefacenti che entrano in Europa Occidentale.Come non ricordare la strage di Parigi del 13 Novembre 2015 e le indagini sul gruppo di terroristi che le avrebbero ideato e messe in atto, che presumibilmente seguono proprio la rotta del terrorismo Balcanico, sia motivata dalla forte presenza di popolazione islamica, che dall' enorme quantità di armi e munizioni eredità delle sanguinose guerre scoppiate negli anni '90 nella ex Jugoslavia.
Secondo l'analista di anti-terrorismo Djevad Galijasevic, citato dal quotidiano Blic,nei Balcani esistono campi di insediamenti di islamisti che operano al di fuori degli ordinamenti statali, e non sono controllati da nessuno. Un fenomeno questo che riguarda in modo sempre più preoccupante la Bosnia-Erzegovina dove sono presenti gruppi wahabiti legati alla galassia jihadista che vengono finanziati dall'estero, da al Qaida e dall'Isis. Galijasevic ricorda a questo riguardo gli insediamenti di islamici estremisti e radicali nelle località bosniache di Gornja Maoca, Dubnica, Osva, Mehurica, Orasec, Bocinja, Jezera, Serica, i cui abitanti vivono isolati dal resto del Paese seguendo strettamente i dettami della sharija, e che sfuggono a ogni controllo dei servizi di sicurezza.
Questi sono i fatti e le supposizioni investigative degli inquirenti che lavorano a fianco dell'anti terrorismo dei Paesi Europei. Ma i fatti stanno veramente così, oppure la matrice del terrorismo islamico affonda le sue radici nella storia di questi ultimi decenni, come afferma giornalista tedesco Jürgen Elsässerel nel suo libro "Come la Jihad è arrivata in Europa".
Secondo Elsässerel i combattenti musulmani, reclutati dalla CIA per lottare contro i sovietici in Afghanistan, sono stati successivamente usati in Yugoslavia e in Cecenia, sempre col sostegno della CIA ma sfuggendo forse in parte al suo controllo. Addirittura Elsässerel ipotizza nel suo libro che la pianificazione dei Balcani Islamici risale alle fine del XiX secolo, quando Stati Uniti e Austria volevano creare un Islam “europeo”, per indebolire gli stati islamici del Medio Oriente: allora l’impero ottomano, oggi l’Iran e gli Stati arabi. I piani dei neoconservatori erano differenti: volevano costruire una rete clandestina di fantocci “fondamentalisti” che si occupasse del lavoro sporco ai danni della “vecchia” Europa.
Come sempre reciterò il mio mantra "informatevi, documentatevi e pensate con la vostra testa, è un'esercizio che richiede sforzo mentale, ma è l'unico che porta dei benefici a lungo termine".
Ringraziamenti a Davide Dian per avere dato lo spunto alla stesura di questo editoriale.
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