venerdì 13 marzo 2015

NEL MONDO NON SI PUO' ESSERE SOLI, MA NEMMENO SCHIAVI.INTERVISTA A ROBERTO FIORE

(N.d.R) L'intervista che proponiamo oggi per il Blog è a Roberto Fiore, Segretario Nazionale del Partito Politico Forza Nuova. I temi trattati vanno dal TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) con un'inedita apertura al Movimento 5 Stelle a livello territoriale per contrastare questo trattato, al delicato equilibrio di sudditanza economico-militare con gli Stati Uniti d'America e alla grave minaccia del terrorismo Islamico per il nostro Paese.
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Per identificare gli interlocutori useremo "R" per redattore e "RF" per Roberto Fiore.


R: Qale è la posizione di Forza Nuova sul Trattato TTIP tra Unione Europea e Stati Uniti d'America che prevvede in sintesi l'accesso ai mercati, l'allineamento alle regole e alle norme e quindi l'apertura ufficiale alla Globalizzazione?

RF: Innanzitutto, vorrei dice che Forza Nuova è stato il primo Movimento a protestare contro questo trattato. Facemmo una manifestazione proprio di fronte all'Ambasciata Americana, quando in quel momento ancora nessuno aveva manifestato o parlato. Ci siamo sentiti in dovere di intervenire per un discorso che sicuramente è legato al trattato, ma anche per un altro motivo, che è quello legato ad una nostra costante battaglia politica contro l'establishment americano. Chiaramente non parlo del popolo americano, ma del suo establishment. Questo trattato in realtà viene firmato o sarà firmato all'ombra della dominazione americana, che vede oggi il nostro territorio costellato di centinaia di punti o basi americane. Dobbiamo riflettere sulla sudditanza agli USA che ci ha dato nel tempo il ritorno della mafia, una costante ed inquietante posizione dei nostri servizi segreti piegati al volere di quelli americani: pensiamo alle stragi, all'omicidio di Aldo Moro e ad altri casi. Poi abbiamo come conclusione lo sventramento economico dell'Italia come ultimo capitolo della dominazione. Quindi il nostro approccio al Trattato è assolutamente negativo.
R: . Molte organizzazioni Europee e partiti politici si stanno battendo per bloccare il TTIP, in Italia il Movimento 5 Stelle si è fatto portavoce al Parlamento. Forza Nuova potrebbe trovare una linea di intenti comune con l'M5S a tale fine?
RF: Il dato è che noi siamo sempre disponibili, ma non è la stessa cosa per quanto riguarda gli altri partiti. E' difficile che si trovino forzanuovisti aa agire in parallelo o concordando azioni con altri partiti perché c'è una conventio ad excludendum (NdR accordo esplicito o una tacita intesa tra alcune parti politiche) ma anche perché si ha un timore politico del nostro percorso organico. Noi ci battiamo contro il MUOS, siamo intervenuti, abbiamo manifestato e fatto degli interventi politici importanti e abbiamo dovuto farlo parallelamente a quel "vagone" di sigle spesso a sinistra che poi non capiva che l'unica garanzia di costanza e serietà era proprio Forza Nuova che la portava avanti con principi e posizioni profonde molto chiare, mentre parte della sinistra, quando la reazione americana si è fatta un po’ più forte si è dileguata. Siamo sempre disponibili affinché forze libere si coalizzino nel momento in cui c'è da attaccare un nemico, ma purtroppo constatiamo che queste forze libere in Italia non ci sono.
R: Quindi esclude anche solo per questa lotta, una linea di intesa con il Movimento 5 Stelle?
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RF: E' chiaro che sul territorio qualcosa è possibile ad esempio come le manifestazioni in Provincia di Crotone sul tema di alcuni monumenti antichi che noi volevamo proteggere ed il Movimento 5 Stelle è stato dalla nostra parte. Poi i Media, quando intervengono, lo fanno sempre per dividere una potenziale alleanza tra movimenti di diverse estrazioni politiche. Però, questo non è un problema, l'importante è che ci sia una pluralità di interventi tecnici ma soprattutto a livello politico. Altrimenti si rimane su un livello che non è soddisfacente ed il nemico avrà sempre la ragione sui nostri sforzi.
R: Secondo lei, le manovre del Governo Renzi, come il Jobs Act, le liberalizzazioni delle eccellenze Italiane, il decreto Ministeriale sulle Banche Popolari, potrebbero essere il regalo eccellente agli Stati Uniti d'America e alle  Multinazionali e alle sue Banche d'affari?
RF: Noi (NdR come Governo Italiano) regaliamo sempre tutto ai poteri forti togliendo dalla povera gente e dal popolo. Ad esempio quando Renzi si trovava a Mosca era uscita una statistica interessantissima che descriveva come gli Stati Uniti avessero incrementato nell'ultimo anno di sanzioni e grandi tensioni il 20% di traffici economici con la Russia, mentre l'Europa ha ridotto della stessa percentuale. Quando vediamo che gli Stati Uniti pungolano, anzi provocano verso una guerra fredda o una guerra calda e mettono gli europei di fronte ai dictat secondo i quali o ci si adegua alla volontà americana o sono guai e sono loro a lucrare di queste situazioni, dico che un governo serio deve scegliere una forte alleanza con la Russia ed iniziare a mettere in discussione l'alleanza con l'America che non ha più ragion d'essere.
R: Quindi lei vedrebbe di buon auspicio un'alleanza con la Russia piuttosto che mantenere l’alleanza con gli Stati Uniti di Obama.
RF: Il problema degli Stati Uniti non è Obama. Putin è stato un grosso cambiamento della Russia rispetto al passato, mentre Obama è in totale continuità con l'establishment che al di là del fatto che sia Democratico o Repubblicano, spinge verso certe direzioni. Basta andare a rivedere quella che fu la storia della crisi della Baia dei Porci, gli stessi che oggi gridano per una guerra subito in Ucraina e in Siria, come i Neocons , i Dick Cheney etc.C'erano anche all'ora e spingevano in modo drammatico tanto da spaventare lo stesso Kennedy per un'immediata resa dei conti con la Russia, praticamente una guerra atomica. In America c'è un partito per la guerra che spinge costantemente verso una guerra non solo contro la Russia, ma contro chiunque esca fuori da una visione di mono-potere del mondo. O si è sudditi tutti dell'America oppure si rischia di subire qualche bombardamento. Lo abbiamo visto in Iraq, in Serbia, hanno cercato di farlo in Siria, ma qui grazie al cielo si sono opposti sia il Papa che Putin.
R: Quale è la sua visione in prospettiva di un Nuovo Ordine Mondiale voluto dagli USA e auspicato anche dall'Ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano?
RF: Il loro Nuovo Ordine Mondiale ora mai è diventato vecchio: negli anni '80 Eduard Shevardnadze ancora in pieno Comunismo disse che eravamo alla vigilia di un nuovo grande Ordine Mondiale . Sono passati trent'anni e questo Nuovo Ordine Mondiale ha portato solo caos e grazie al nuovo polo legato alla Russia assistiamo invece al contrario grazie ad importanti esponenti della politica internazionale non più soggiogati al potere degli americani. Questo significa però che il partito della guerra costituito da Stati Uniti ed Israele spingerà sempre più rapidamente verso una guerra che possa irrigidire lo scenario mondiale per bloccare l'avvicinamento costante, naturale e  storico tra Europa e Russia e cercare di spingere il mondo Musulamano verso un nuovo nemico che non sia Israele, ad esempio armando l'ISIS per attaccare l'Europa e non più Israele. Questo è un cambiamento generale che impone di prepararci altrimenti le conseguenze potrebbero essere tragiche.
R: Facendo delle ricerche approfondite, si scopre sempre che ogni “guerra” dell’ultimo decennio è sempre legata alle risorse energetiche. Dall’estrazione del greggio all’acquisizione di gas naturali, dall’Iraq alla Libia, la geopolitica internazionale è sempre sotto stress. Sappiamo di non poterci tirare indietro per via del necessario approvvigionamento, ma sappiamo anche quanto la politica economica ne risenta. Qual è il suo punto di vista?
RF: Porto dei fatti storici che noi tutti conosciamo, come la vicenda Mattei e quello che cercò di fare quest'uomo per un certo periodo storico, cioè l'apertura ai rapporti con il Nord Africa per salvaguardare l'Italia dal punto di vista energetico. La riscoperta del metano ed altre fonti energetiche Italiane. 
Ricordo quando mi recai in Russia nel 2010-2011 ed incontrai esponenti importanti come il Ministro della Difesa Russo il quale mi disse che a seguito dell'allineamento energetico tra Berlusconi, Putin e Gheddafi, sarebbe caduti Gheddafi e Berlusconi ed avrebbero, a sua detta, cercato di fare cadere anche Putin: ed è quello che è avvenuto. La questione delle risorse energetiche è fondamentale per capire i rumors di guerra alla porte. Dobbiamo capire che l'interesse dell'Europa è di assicurarsi una fonte energetica con un paese fratello come la Russia e con il Nord Africa, sponda vicina a noi, a meno che non prenda il potere in quella zona l'ISIS.
R: Secondo lei, qual è il vero ruolo degli Stati Uniti d’America lungo l’iter di crescita e sviluppo del jihadismo globale, alla luce degli interessi delle grandi compagnie petrolifere?
RF: Farei un ragionamento su questo del tipo storico-filosofico . Gli Americani e gli Inglesi sono esperti in quello che significa il fondamentalismo. Il fenomeno fu studiato in Europa nel 16° e 17° secolo, nel caso dei Puritani e degli Anabattisti,che assomigliano fortemente all'integralismo islamico. Da giovane incontrai dei "Fratelli Mussulmani" e loro parlavano di una religione purificata da incrostazioni Nazionaliste e dalla corruzione, praticamente un prologo del jihadismo e dell'ISIS. Oggi questa eresia Protestante del mondo musulmano si sta propagando con forza e colpisce innanzitutto il mondo arabo. Faccio sempre distinzione tra il mondo mussulmano e quello arabo perché il mondo arabo, anche se islamico, nel momento in cui avviene un fenomeno definito patriottico e nazionalista, automaticamente è vicino all'Europa, quando invece avviene una creazione internazionale puramente fondamentalista, allora chi guida le cose sono le potenze d'elite: americane o israeliane che guidano l'ISIS verso l'Europa. Quindi non più il detto "l'anno prossimo a Gerusalemme" ma oggi è "l'anno prossimo a Roma". Perché il Califfo parla costantemente di Roma? La risposta è facile, basta avere un po’ di cultura, Roma non è la più grande città d'Europa, ma semplicemente perché il Califfo Al-Baghdadi riceve impulsi da altri ed identifica in Roma il centro di una civiltà e una storia che deve essere aggredita in modo finale da questa nuova creazione fondamentalista che si chiama ISIS.
R: Secondo lei, qualora l’Italia assumesse posizioni autonome rispetto alle grandi alleanze confederali e transatlantiche, non rischieremmo di perdere parecchio terreno in termini di economia globale?
RF: E' evidente che queste lobby ci ricattano come avviene adesso in Grecia, dove il dictat è "o voi vi allineate o rischiate di avere una situazione di caos". La Grecia, ad esempio, nel momento in cui poteva proporsi come prima nazione di riscossa europea, ha temuto la repressione gravissima ed una serie di azioni che fanno capire che i Greci non devono pensare di poter fare quello che vogliono. Se noi decidessimo un domani, come credo bisogna fare, di uscire dall'Alleanza Atlantica, innanzitutto dovremmo parlare con i Paesi Europei che capiscono e possono capire di più determinate cose, come l'Ungheria, la Polonia, alcuni paesi della Scandinavia, la Francia che nonostante qualche capo di stato ha sempre avuto posizioni non filoamericane. Ma la vera soluzione al problema è l'alleanza con la Russia. Questo è il fatto storico. Tra l'altro, state leggendo delle note su una questione storica che andrebbe riscoperta. Sappiamo che la spedizione dei Mille fu una spedizione organizzata da Londra, da gruppi di potere Massonici, ma non si sanno comunemente altre cose, ad esempio, che il Regno delle due Sicilie in quel momento stava intessendo importanti rapporti con lo Zar di Russia ed è quello il momento in cui l'Inghilterra decise che bisognava velocizzare la spedizione del Mille. Questo cosa sta a significare? Che nel mondo non si può essere soli, ma non si può essere nemmeno schiavi, bisogna legarsi con popoli che hanno voglia di essere indipendenti e siano disposti anche a rischiare qualche cosa per la loro libertà. Dobbiamo uscire a mio avviso dall'orbita atlantica per entrare in un'orbita europea comunque legata anche alla Russia. Non c'è distinzione tra la Russia e l'Europa, Mosca è la terza Europa. Queste sono le chiavi di una nuova e grande alleanza.
R: Dalla lettura delle Relazioni al Parlamento redatte dal Dipartimento per le Informazioni della Sicurezza apprendiamo che i maggiori tra gli indagati per terrorismo in Italia sono marocchini, tunisini e libici. Secondo lei, l’Italia come dovrebbe comportarsi in considerazione dei vincoli europei e soprattutto degli importanti rapporti commerciali tra il nostro paese, la Tunisia e il Marocco?
RF: Per rispondere a questa domanda voglio collegarmi alla manifestazione che sabato 14 marzo Forza Nuova terrà a Lecce contro l'idea che è andata molto avanti di creare una Università Islamica a Lecce che ospiterà 5 mila musulmani. Quello che in questo momento impedisce, anzi spero che impedisca, esecuzioni di attentati è il fatto che non ci sono generazioni di musulmani che sono diplomati e laureati in qualche facoltà tecnica o scientifica in Europa o in Italia e quindi non possono essere base logistica per attentati. Abbiamo visto in Inghilterra, in Francia e Belgio, le persone che si sono rese disponibili per questi attentati non erano ignoranti o provenienti dai bassifondi, erano persone che avevano avuto sicuramente un'istruzione universitaria. Banalizzando il nostro problema di immigrazione posso dire che grazie al cielo abbiamo avuto una forte immigrazione di persone provenienti dall'est Europa che si sono abbastanza integrati . Ma per quanto riguarda il mondo islamico abbiamo una presenza che si aggira intorno agli 800 mila Marocchini. Dovremmo fare in modo che coloro che non hanno un lavoro e che sono clandestini o che hanno commesso qualsivoglia reato siano immediatamente rispediti in Marocco perché c'è un problema di urgenza ed emergenza. 
Questo crea non solo caos nella nostra società, ma crea anche un brodo di coltura pericolosissimo per il terrorismo. Bisogna bloccare immediatamente il flusso di immigrati. Mi fa piacere vedere che è stata ripresa oggi la nostra proposta di inviare questi immigrati in grandi campi per rifugiati presenti in Giordania, in Turchia ed in altri territori del Nord Africa. Sono campi organizzati, dove queste persone possono essere inserite senza maltrattamenti e con un controllo da parte degli europei. La chiamata islamica al terrorismo è una chiamata molto particolare che, quando ti raggiunge, vuole una risposta e noi potremmo assistere al fenomeno di molti immigrati venuti per motivi che sappiamo che si trasformano in terroristi, quindi va fatto un blocco navale forte, militare, ma facendo anche in modo che queste persone vengano ospitate in grandi campi organizzati sul suolo africano o nel caso dei siriani in Giordania. Dopo di che va iniziato un rimpatrio per quelle persone che per motivi storici e politici non possono condividere quella che è la nostra storia e la nostra religione ed il nostro modo di vedere le cose. Sappiamo benissimo che dai quartieri parigini sono usciti dei terroristi o persone che si sono scontrate costantemente con le forze dell'ordine, come a manifestare una rabbia forte contro il paese che li ha ospitati ed un odio verso quella civiltà.
R: Quindi rivedere i modelli di Schengen e le scelte della linea Frontex è abbastanza importante per la gestione delle frontiere.
RF: L'estate scorsa ci fu un incontro delle Polizie Europee allarmate per il fatto che si diceva che c'erano circa 2.500 cittadini europei musulmani che avevano combattuto in Siria e che stavano tornando. Oggi, quel numero è molto più alto, potrebbe essere intorno ai 7/8mila. Bisogna immediatamente intervenire individuando queste persone e far perdere loro la cittadinanza. Noi sappiamo che, quando ci si arruola in un esercito nemico, e penso che l'ISIS sia un esercito nemico, sia incompatibile la cittadinanza ad esempio italiana. Lo dissi già due anni fa: togliere immediatamente i passaporti a queste persone, ed oggi molti lo dicono, anche Ministri. Bisogna comunque incidere fortemente sull'immigrazione, bisogna fare in modo che ci sia il rimpatrio delle masse di immigrati musulmani. Nulla toglie che molte volte si sono comportati in modo assolutamente civile, ma mi chiedo, è proficua per noi e per loro la presenza sul territorio europeo? Questa è la mia risposta, l'Europa deve rivedere tutta la questione sull'immigrazione e fare in modo che questa parentesi che è durata decenni venga risolta con un discorso umano e ragionevole, ma anche molto chiaro e molto netto.
Articolo di Stefano Becciolini © del 13 Marzo 2015



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