domenica 21 febbraio 2016

CANDIDATO SINDACO DI MILANO: INTERVISTA A TIZIANO TUSSI (PC)



Tiziano Tussi, si presenta come candidato Sindaco a Milano per il Partito Comunista (PC) . Professore di Filosofia e Storia, nonchè giornalista  dal 1982, ha pubblicato testi di storia ed analisi della scuola. Ha ricoperto la carica di Vice Presidente e poi di Presidente dell' ISTITUTO PEDAGOGICO DIDATTICO DELLA RESISTENZA a Milano ed è stato membro dell'Associazione Nazionale Partigiani Italiani  (A.N.P.I.) fino al 2011.
La presentazione ufficiale di Tiziano Tussi come candidato Sindaco per Milano, si terrà sabato 27 febbraio, alle ore 15,30, presso l'auditorium del Liceo Scientifico Severi in via Alcuino, 4 a Milano All'incontro parteciperà Marco Rizzo, candidato Sindaco nella città di Torino.

Per ascoltare la versione radiofonica cliccate sul Play nella consolle sottostante.



D: Direttore
T: Prof.  Tiziano Tussi 

D: Nel documento programmatico lei dichiara che meritiamo una vita più felice, quali sono le condizioni perché ciò accada?
T: In effetti con quella frase intendevo generalizzare. In una città come Milano una vita migliore e più felice comporta, innanzi tutto, un più alto tasso di socializzazione. In una città come Milano, che è di media grandezza per l’Europa ma grossa per l’Italia, socializzare significa che i cittadini abbiano parte attiva al governo della città, che partecipino alla risoluzione dei problemi, che sia parte di un tutto dinamico. Si può notare ovunque uno scollamento della gente comune dai problemi della città, una sorta di accettazione passiva di un degrado evidente.
D:  Secondo il suo parere la disuguaglianza sociale, molto evidente in una città densamente popolata come Milano, potrebbe portare situazioni pericolosamente esplosive?
T: Non credo che vi sia questo pericolo. Del resto in altre zone d’Italia ben più degradate di Milano e con problemi sociali molto più gravi nulla è accaduto di preoccupante in materia di ordine pubblico. Il nostro scopo è di far capire agli elettori che non esiste solo il centro destra ed il centro sinistra ma che ci siamo anche noi comunisti e che abbiamo molte cose da dire.
D: Forse anche l’attuale momento di crisi del M5S potrebbe influenzare la campagna elettorale.
T: Certo il M5S proprio per le modalità atipiche che lo hanno generato potrebbe implodere, oppure no. Certamente le vicende del movimento influenzeranno la campagna elettorale dato che gran massa di voti che ha raccolto in passato.
D: La speranza che ci sostiene è di poter vivere meglio e molti guardano alla politica per questo.
T: Si, certamente ma oltre a sperare occorre anche organizzare.
D: Il problema immigrazione: secondo lei è reale o è una campagna mirata a mantenere uno stato di incertezza e di pericolo più mediatico che concreto?
T: Certo non è l’immigrazione interna  di qualche decennio fa. Queste ondate migratorie sono il frutto di azioni che vanno a turbare equilibri già di per se stessi precari. Una volta sconvolti gli equilibri si creano reazioni a catena e gli effetti si sentono ovunque, anche qui.
D:  Ma è un problema reale o frutto di strumentalizzazione di qualche partito politico per creare malcontento da poter poi cavalcare per i propri fini?
T: E’ un problema che investe tutto il mondo occidentale, dagli USA all’Australia tutti devono affrontare forti pressioni di richiedenti asilo.
D: Certo la politica degli USA che creano tensioni in tutto il mondo non aiuta certo a far diminuire il fenomeno.
T: Questa è Storia, noi siamo parte della Storia, noi facciamo la Storia. L’Europa diventa sempre più complicata e nel fare la Storia, spesso, genera più problemi di quanti ne risolva.
D: Professore si sente sempre più spesso pronunciare la parola “rivoluzione” , che significato da, oggi, il Partito Comunista a questa parola in una società globalizzata come quella attuale?
T: Rivoluzione, oggi, significa rivoluzionare il concetto di vita, non tendere solo al consumismo ma tornare a produrre. Fare, creare e produrre deve essere la priorità. Se poi si ha la possibilità si consuma, ma se prima non si produce difficilmente si potrà tornare a consumare. Occorre un ritorno al passato quando L’Italia era la patria delle eccellenze. Occorre riscoprire la voglia di creare e non limitarsi a godere di quel che altri hanno creato.
D: Negli ultimi anni siamo divenuti un paese prevalentemente di consumatori, poi  con la crisi imperante da anni diviene sempre più difficile consumare. Se non si hanno soldi da spendere difficilmente si potrà consumare.
T: Produrre è imperativo. Invece esiste una sorta di omologazione che tende a sviare l’attenzione da questo problema. I politici stessi non sembrano intenzionati a considerare la questione. Renzi che sembra il clone ringiovanito di Berlusconi ed anche tanti altri politici si perdono dietro questioni, spesso marginali, tralasciando la necessità di tornare ad essere un paese produttivo.
D:  Dunque è una rivoluzione culturale?
T: Certamente. Partendo dalla scuola occorre dare spazio alla cultura. Oggi i nostri giovani sono i meno qualificati d’Europa. La scuola da spazio a molte attività collaterali sottraedo tempo e risorse, soprattutto mentali, alla cultura in senso stretto.
D: Quali saranno le iniziative sociali di una sua possibile giunta a Milano?
T: Certamente noi speriamo, almeno, di ottenere un buon risultato alle prossime elezioni. Il nostro impegno nel sociale si manifesterà, soprattutto, cercando di riqualificare aree degradate della città creare momenti di aggregazione, di portare i Milanesi a riappropriarsi della città. Creare punti di aggregazione e non di isolamento. Posti anche belli della città ma totalmente avulsi dal contesto sociale non creano aggregazione ma semmai separazione tra le varie classi che compongono il tessuto connettivo di Milano.
D: Forse Milano è andata, nel tempo, assumendo la dimensione di città per una elité, per persone agiate e gli altri… sono lasciati a se stessi, emarginati.
T:  Occorrono più sevizi. Parliamo di servizi non al solo fine di lucro, ma di servizi che servano a creare un senso di appartenenza comune a tutti i cittadini di tutte le classi sociali.
D: Certamente sarebbero iniziative che potrebbero portare i giovani a riscoprire valori perduti. Professore l’iniziativa del Partito Comunista di candidare un Professore di filosofia non le sembra in controtendenza rispetto alle altre forze politiche che hanno proposto imprenditori, manager professionisti?
T:  Un professore è un lavoratore come gli altri, anzi è un lavoratore che ha quotidianamente a che fare con i giovani ed i loro problemi e si sa che i giovani sono lo specchio ed al tempo stesso il futuro della società.
D: Dunque anche maggiore solidarietà. Non arroccarsi nei propri privilegi ma cercare di aiutare chi ha bisogno non dimenticando che la ruota gira e domani ciò che capita ad uno può capitare ad un altro.
T:  Sicuramente la solidarietà è fondamentale, lo è tanto più oggi che viviamo in momenti difficili.
D: Ritorno sul tema “Rivoluzione” a cui alcuni fanno riferimento come avvenimento violento di sovvertimento sociale. Io penso che  la “Rivoluzione” debba essere culturale. Lei è d’accordo?
T: Decisamente si. Rivoluzione si ma rivoluzione delle idee e principalmente ripresa della produzione.
B: Bene la ringrazio professore. In bocca al lupo.

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