Editoriale di Luigi Orsino
E’ di questi giorni la notizia della messa in onda della seconda serie della fiction televisiva Gomorra” tratta dal romanzo omonimo di Roberto Saviano. Diciamo subito che siamo ben lungi dall’ unirci al coro di critiche positive che si sono levate quasi all’unanimità, questa nostra presa di posizione non riguarda la qualità del soggetto o la bravura degli attori e tanto meno la capacità del regista, vogliamo entrare nel merito della questione inerente la valenza sociale di una tale trasmissione. Premettiamo che il nostro non vuole essere una censura ma un invito a riflettere sulla delicatezza dell’argomento trattato. A nostro avviso ci troviamo innanzi ad una vera e propria “apologia di reato” è come se un romanzo o una fiction tv trattando di pedofilia ci mostrasse l’orco, pur se in tutta la sua negatività, come una persona mossa da trasporto verso i bambini. Per spiegarci meglio intendiamo dire che il telefilm in questione più che esprimere una condanna netta, decisa, senza appello della camorra ci mostra i protagonisti come una sorta di eroi, negativi ma pur sempre eroi. Questa visione molto romanzata della
tragica realtà di una terra martoriata dalle cosche malavitose è indegna ed oltremodo offensiva per chi ha fatto della legalità la sua ragione di vita, per chi, vittima, si è risoluto a mettere in pericolo la propria vita e quella dei suoi cari per opporsi alla logica dell’omertà, di chi ha perso tutto per farsi parte diligente nella lotta alle mafie. Oltre ciò c’è da dire che vanno considerate le varie tipologie di spettatori: ci sono, senz’altro, coloro che sono dotati di un forte senso critico e assistono al programma da una posizione di ferma condanna, ma ci sono anche coloro, soprattutto giovani, che, vivendo in una realtà degradata, hanno quotidianamente sotto gli occhi gli esempi di chi ha scelto di vivere al di fuori della società civile, in contrapposizione con essa, ma al tempo stesso godendo i frutti delle loro attività criminali, vivendo nel lusso e facendo sfoggio di una ricchezza che non è facile riscontrare tra le persone oneste. Esempi nefasti che troppo spesso finiscono per attrarre nell’orbita criminale quei giovani, che non trovando lavoro e costretti a vivere nella rinuncia, si sentono defraudati di un loro diritto ad una vita normale. Essi, quasi inconsapevolmente, sono attratti dal crimine come alternativa ad una vita grama di miseria. Tutto ciò senza che ci si mettano anche autori televisivi a magnificare le azioni, abiette, di criminali e di crimini efferati. Il programma in questione ha la stessa valenza di uno spot pubblicitario, solo che non si sta promuovendo un detersivo ma la camorra S.p.a. . Sarebbe opportuno che si evitasse di mostrare esempi tanto negativi a chi già è sospinto verso l’illegalità, non credo sia difficile per nessuno immaginare che un giovane di un’area fortemente degradata del napoletano parteggi per i malavitosi e non per le forze dell’ordine o i giudici. A onor del vero dobbiamo dire che analoghe trasmissioni hanno fatto promozione per altre mafie, che certo in Italia non mancano. Se errore c’è stato non crediamo sia il caso di persistere. Mettiamo pure nel novero delle cose di cui tener conto che esiste già nel meridione d’Italia un forte risentimento verso lo Stato e la sua perniciosa assenza e disinteresse, un risentimento che spinge alcuni, a volte molti, ad avere più fiducia nell’antistato che non nello Stato, chi poi arriva a comprendere che antistato e Stato sono, per molti, anzi per troppi versi, le due facce della stessa medaglia allora ogni barriera cade e con essa ogni remora ad adire le vie dell’illegalità.
Purtroppo dobbiamo lamentare che contro le mafie si fa poco o nulla, forse solo interventi di facciata, chi vuole veramente combattere le mafie si trova impedito, se non peggio, dalla collusione tra le forze politiche e le forze del male (quale sia l’una e quale l’altra lascio a voi il compito di scoprirlo confessando qui la mia incapacità nel farlo).
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