Editoriale di Stefano Becciolii
Quale è la sottile linea che divide una democrazia da una dittatura? Forse la risposta andrebbe cercata nelle parole di Carmelo Bene, che citava "la democrazia non è altro che il popolo che elegge il popolo per prendere a calci in culo il popolo" Ma voglio ancora crdere che essa sia la forma di governo, anche se utopica, di una società governata dierttamente o indirettamente dal popolo.
Di questi tempi i politici Europei si riempiono la bocca della parola democrazia e guarda caso sono proprio quei leader che hanno perso il reale significato o essenza dela stessa. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti: dall' Italia dove l' esercizio di questa forma di Governo si è ora mai perso nella nebbia della storia, con i Governi di Mario Monti, di Enrico Letta e di Matteo Renzi, alla Francia dove nonostante sia al governo un Primo Ministro legittimamente eletto (Manuel Valls) .sta forzando la mano in Parlamento per far approvare la legge di riforma del mercato del lavoro, il Jobs Act in salsa francese. Riforma osteggiata apertamente dal popolo, che pochi giorni fà ha visto scendere nelle piazze più di 400/Mila persone. Parigi, Nantes, Rennes, Bordeaux, Tolosa, Marsiglia, Lione, Montpellier, Grenoble, sono le cittadine dove la rabbia dei manifestanti è scoppiata in duri scontri con la polizia e di certo quest'ultima non si è lasciata intimidire, anzi ha reagito con estrema durezza per reprimere la protesta (vds. video).
Facilitare i licenziamenti, ridurre i ricorsi davanti al giudice e aumentare la flessibilità del mercato del lavoro, sembra proprio che al popolo francese non piaccia questo Jobs Act, a differenza dell' Italico popolo a cui viene fatto ingerire di tutto, anche le peggiori "porcate bancarie". Ma si sa, dalla discesa di Attila a Roma e dalle guerre Bizantine del 500 d.c. nulla è stato risparmiato a questa penisola e anche le molte conquiste sociali faticosamente guadagnate in decenni di lotte di classe, stanno per essere sacrificate sull'altare della grande finanza internazionale e dell' economia globale.
Ma torniamo al vero nocciolo della discussione, l'avversione del Jobs Act per i francesi. Qualcosa deve essere filtrato all' opinione pubblica d' Oltralpe nella fitta rete dei Mass Media tesa ad insabbiare il fallimento della nuova politica sul lavoro del Governo Renzi e per la quale il Governo di Manuel Valls ha preso ispirazione. La Francia a gran voce ha detto NO al Jobs Act come modello ispiratore di un nuovo corso di un' economia capitalista che vorrebbe ridurre al minimo sia la dignità dei lavoratori che la loro capacità di autodeterminazione. Non è un caso che la Francia sia uno dei Paesi Europei che osteggia più apertamente con le sue associazioni di consumatori la firma del TTIP come ultimo atto governativo del fallimentare Presdeinte Obama. Il Jobs Act, come più volte ho definito non è altro che il colpo d'ariete per scardinare la fortezza economica europea, che aprirebbe le porte all'invasione delle Multinazionali Americane le quali avrebbero vita facile in un mercato del lavoro paragonabile a quello messicano, senza tutele ne diritti per i lavoratori sottopagati e dove i sindacati non avrebbero più nessun potere contarttuale. Di questo fermento, anzi "rivolta aperta" poco o nulla filtra dai Mass Media sempre più impegnati nel "gossip governativo" e nel culto dell'immagine dei Leader politicamente corretti, come nel caso nostrano di Matteo Renzi.
Prendiamo un esempio: nell'edizione del quotidiano "La Stampa" del 19 maggio 2016 erano presenti 10 pagine di politica interna, di cui quattro dove veniva menzionato a vario titolo Matteo Renzi completo di fotografie personali ed una sola pagina di polita estera, come se nel mondo non acadesse nulla e per di più le notizie erano scritta da giornalisti memmeno presenti in quesgli scenari descritti.
La cortina di bambù che isola la Francia ed i suoi accadimenti è di tanto in tanto squarciata dalle uniche notizie che filtrano in rete e che dimostrano, sempre che ve ne sia bisogno, la sudditanza giornalistica al potere "dittatoriale velato da democrazia" delle sinistre Europee che va di pari passo con l'orientamento politico Americano. Il giornalismo "gossippiano" nostrano non brilla certamente per imparzialità e correttezza delle informazioni. L' omnipresenza di Matteo Renzi in ogni pagina, notiziario e trasmissione televisiva fanno impallidere anche i tempi d' oro dell'ex Cavaliere Silvio Berlusconi, accusato di usare il servizio pubblico e non, per il culto della sua immagine. La differenza tra noi ed i cugini d' Oltralpe è che noi ci lasciamo imbesuire dai proclami dell' illegittimo Presidente del Consiglio (almeno per quanto mi riguarda), che con l'iltima "boutade" propagandistica pre Elettoraledel 5 giugno, ha raggiunto il top della comicità: abolire Equitalia. Mentre i francesi passano ai fatti e scendono in piazza per essere ascoltati.
Capisco molto bene che anche i giornalisti "tengono famiglia" come si dice a Napoli, ma forse sarebbe il caso, vista la loro importanza di condizionare il pensiero e soprattutto le azioni della gente, facessero auto critica sul loro operato di informare e magari, perchè no... si ribellassero alla stampa di regime.Credo che anche loro conoscano bene e la applicano alla lettera la locuzione latina "Video meliora proboque, deteriora sequor" (vedo il meglio e l'approvo, ma seguo il peggio) di Ovidio.
Un ringraziamento a Davide Dian di Stresa che ha ispirato questo editoriale.
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