Intervista all' Imprenditore Romagnolo del settore turistico-alberghiero Loris Filanti sulla situazione imrenditoriale e sulle mancate promesse del Governo alla piccola e media imprenditoria italiana. E’ stato Amministratore delegato di Convention Bureau fino al 2013
Socio/ del Grand Hotel Regina e Amministratore del villaggio turistico "IL PARCO DEI PINI" in provincia di ravenna.
Redazione: Becciolini Stefano: B
Loris Filanti: F
B – Sig. Filanti, subito una domanda, con’è la situazione economica-commerciale della sua zona: la riviera romagnola?
F – Sinceramente se mio figlio mi chiedesse se è il caso di darsi all’imprenditoria gli direi , brutalmente, NO. A meno che non si provi gusto a vivere nell’incertezza e ad essere continuamente spremuti, e non parlo solo di tasse. Gli ostacoli sul cammino di un imprenditore sono talmente tanti che è praticamente impossibile essere sicuri di essere completamente a posto su tutto: regole antincendio, regole sanitarie, certificazioni varie, controlli a sorpresa, o non, degli enti più disparati, ovviamente Guardia di Finanza in testa. Una burocratizzazione che impastoia il nostro, già difficile lavoro, rendendoci la vita a dir poco complicata. Un meccanismo perverso che ha come fine principale di fare cassa, ogni più piccola infrazione viene infatti pesantemente sanzionata. Quando servono soldi si spremono gli imprenditori.
B – Sig. Filanti qual è la percentuale di impiegati, maestranze, di italiani e di immigrati impegnati nel settore alberghiero e ristorazione?
F – la presenza di stranieri è in grande aumento, nel mio settore, alberghiero, i non italiani sono presenti soprattutto nelle mansioni meno specializzate mentre gli incarichi più delicati, dirigenza, accoglienza etc, è ancora appannaggio degli italiani. Innegabilmente la presenza di stranieri è in costante aumento. In realtà, esistente un contratto nazionale di lavoro, non vi dovrebbero essere differenze tra lavoratori italiani e stranieri. Certi i furbi ci sono, spinti soprattutto dalla necessità di difendersi da un fisco troppo invasivo, ma la mia esperienza è che sono la minoranza, una minoranza addirittura trascurabile. Per quello che ho potuto
verificare l’Emilia Romagna, la Toscana, la Lombardia il settore alberghiero è condotto da imprenditori irreprensibili. Non dimentichiamo che il timore di essere duramente puniti per la più piccola infrazione costituisce un deterrente fortissimo.
B – Rimanendo sull’argomento nel suo settore il jobs act ha trovato piena applicazione o si è preferito i voucher?
F – Personalmente no ho usato i voucher preferendo i contratti a tempo determinato, il nostro è un’attività stagionale, con qualche elemento assunto sempre a tempo determinato “a chi amata diretta”. Non nego l’utilità dei voucher purché non se ne faccio un uso spropositato, il contratto a tempo indeterminato, nella zona e nel mio settore di attività è praticamente inesistente. La stagione lavorativa si attesta, in media, sui cento giorni annui.
B – Quindi anche sulla riviera romagnola il periodo lavorativo è di circa tre mesi?
F – Il periodo lavorativo si è ulteriormente ristretto. In tre mesi noi dovremmo ricavare utili tali da permetterci di mantenere le strutture per l’intero anno, soddisfare la voracità del fisco e portare qualche cosa a casa per noi stessi. Obbiettivi, oggi, irraggiungibili.
B – Allungare il periodo lavorativo è un obbiettivo impossibile, in alcune zone d’Italia tale periodo si sensibilmente ridotto come mi risulta sia successo in Puglia.
F – L’emilia Romagna sfrutta il turismo a tutto tondo, quello prettamente turistico vacanziero, quello legato a congressi, eventi etc., ma questi occasioni sono in numero ridotto e non tale da modificare la stagnazione del settore. Ovviamente fiere, seminari, eventi congressuali ed altro ci consentono di allungare la stagione di 30/35 giorni spalmati nell’arco dell’anno. Ciò comporta la difficoltà di reperire il personale, impegnato altrove, e in ogni caso non ha una consistenza in grado di colmare i danni della crisi. Proprio per queste difficoltà le attività ricettive romagnole aperte tutto l’anno sono sempre meno.
B – L’Expò 2015 ha apportato benefici anche in Emilia Romagna?
F – In Emilia Romagna la ricaduta dell’effetto Expò è stata praticamente nulla. Gli effetti si sono visti quasi esclusivamente in Lombardia, al di fuori di tale regione non si sono avvertiti benefici. L’Expò sarà stato anche una cassa di risonanza per l’Itali tutta ma ha beneficiarne sono stati veramente in pochi.
B – Sig. Filanti come vede il futuro economico italiano e soprattutto come ritiene si evolverà lo stato sociale afflitto da anni di una gravissima crisi che smentisce le rassicurazioni del Presidente del Consiglio Renzi?
F – La vedo male, molto male. In uno stato in cui la corruzione è imperante e esiste una classe di innumerevoli privilegiati che gravano come macigni sulle finanze pubbliche è impossibile essere ottimisti. Oggi i veri ricchi sono i funzionari pubblici ed anche i grandi burocrati che, pur cercando di dissimulare il loro benessere, sono in cima alla piramide.
B – Lei ritiene utopico sperare in un miglioramento delle condizioni di vita del cittadino italiano, ritiene impossibile un’uscita dalla crisi in tempi brevi.
F – I nostri politici sono bravissimi a raccontarci favole, a riempirci di promesse che sanno di non potere mantenere, ad innalzare cortine fumogene che non ci consentono di vedere i problemi nella loro interezza. Abbiamo pessimi politici che sono ottimi imbonitori. Per iniziare a risalire la china occorre dare corso a interventi mirati, in grado di incentivare gli investitori attirando anche quelli stranieri. Riassegnazione delle areee dismesse, le innumerevoli cattedrali nel deserto, concedere le strutture in comodato d’uso e esenzione dalle tasse per i primi anni a patto che gli imprenditori si impegnino a creare lavoro, quindi ricchezza, quindi nuovi contribuenti. Una maggiore flessibilità sulla concessione del credito, una politica bancaria che tenga presente delle difficoltà dovute alla crisi e che venga in aiuto di chi è in difficoltà e non, invece, affrettarsi a dargli il colpo di grazia, una burocrazia più snella, una minore tassazione, Un’oculata politica economica basato sullo sviluppo e non sull’ arraffamento.
B – una visione utopica in quanto, nonostante le rassicurazioni del governo, non si vede la fine del tunnel. Le più ottimistiche previsioni danno il PIL in aumento dello 0,8%, un’inezi se si calcola quanto si è perso in questi anni di crisi. Una domanda d’attualità: lei cosa ne pensa del rifiuto del sindaco Raggi ad ospitare le olimpiadi?
F – In nlinea di principio io sono contrario a rigettare possibilità importanti come le olimpiadi a meno che non vi siano alternative anche più importanti. Certamente occorrerebbe mettere in atto meccanismi tali da garantire la trasparenza ed evitare la consueta “corsa all’oro” degli innumerevoli sciacalli sempre pronti ad addentare prede succulente. Certo sarebbe stata un’opportunità per dare visibilità all’Italia e creare posti di lavoro, sempre che si fosse riusciti ad evitare il solito meccanismo che inquina irrimediabilmente queste che dovrebbero essere belle e solide opportunità.
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