domenica 11 dicembre 2016

TUTTO CAMBIA PERCHE' NULLA CAMBI

Editoriale di Luigi Orsino

Mi sono chiesto cosa sia cambiato, o possa cambiare, dopo il voto del 4 dicembre scorso. Ci ho pensato a lungo e mi sono sforzato di trovare un barlume di speranza, una flebile fiammella di conforto che ci conceda di sperare in un domani migliore, che il futuro non ci spaventi, che il panico non ci renda inabili. Tutto inutile, non ho trovato nulla che potesse giustificare un minimo, anzi minuscolo, ottimismo. Credetemi se dico ciò, sono direttamente coinvolto: non sono un famoso giornalista, un tuttologo o in qualche modo un benestante con velleità libertarie. Sono un poveraccio, un uomo che ha duramente lavorato nella vita solo per vedersi portare via tutto quello che aveva dalla criminalità organizzata e ancor più dallo Stato, inefficiente, colpevolmente incapace, crudelmente inadempiente e volutamente ingiusto. La cruda verità è che siamo oppressi, non governati, da una casta corrotta e corritrice al soldo di poteri forti sovrannazionali. Noi tutti come singoli individui non abbiamo alcun valore, anche come entità comune, popolo, ci avviamo a grandi passi verso il baratro dell’inconsistenza. La nostra volontà non conta nulla, oggi meno che in qualsiasi altra epoca. Dire che stiamo assistendo all’affermarsi del neo feudalesimo è minimizzare la reale portata del potere. A mio avviso si tratta di essere costretti allo stato di schiavitù a tutti gli effetti. Riduzione allo stato di schiavitù è questo ciò di cui stiamo parlando. Ero convinto, e lo sono ora più che mai, che qualunque fosse stato il risultato del voto del referendum nulla sarebbe cambiato, anzi di più sono convinto che tutto fosse stato previsto per fare in modo che qualsiasi fosse il risultato delle urne tutto restasse immutato. Se qualche cosa sembrerà cambiare sarà solo una formale apparenza, una presa in giro, un modo per tenere, sempre e comunque, il popolo aggiogato, privo delle  libertà più basilari. Il popolo va tenuto in stato di indigenza, anzi affamato affinché, costretto a combattere la battaglia quotidiana per la sopravvivenza, non si interessi di politica e neanche si accorga di come viene calpestata la sua volontà e di come viene cancellata la libertà e i diritti civili. Questo Stato che riconosce ai detenuti, anche se colpevoli di gravissimi reati, anche se ricchissimi mafiosi (nullatenenti per il fisco), il bonus di disoccupazione se svolge un minimo di 78 giorni lavorativi e l’indennità di disoccupazione se ha lavorato, dietro le sbarre, per almeno 57 settimane, disconosce i milioni di italiani che non hanno un lavoro e non sono in grado di mantenere la propria famiglia. Questo Stato che sventola la bandiera dell’accoglienza e della solidarietà facendo affluire nel nostro paese centinaia di migliaia di immigrati che costano alle casse, esauste, Milioni, anzi miliardi di euro, riconoscendo loro diritti che noi italiani ambiremmo avere per noi ma che ci vengono sempre negati. Ogni immigrato costa all’Italia 150/250 Euro al giorno, una vera e propria macchina, perversa, per fare soldi. Soldi che solo in minima parte, comunque non trascurabile almeno per chi come me è costretto a vivere con 289 € al mese, vanno nelle tasche degli immigrati, il resto finisce nelle capienti tasche delle tantissime finte ONLUS che lucrano sulla pelle degli stranieri ed ancora di più sulla pelle degli italiani. Infatti I denari che vanno ai migranti invasori sono sottratti agli italiani. Meno risorse, meno servizi, meno assistenza, meno di tutto per noi italiani per permettere ai soliti maneggioni, agganciati ai politici, di trarre il massimo profitto. Fatevi un giro nei supermercati e gli unici carrelli che vedrete colmi sono quelli degli stranieri che ci stanno colonizzando con il placet di coloro che, indegnamente, ci governano. Secondo le ultime analisi, ufficiali, al nord 1 italiano su 4 è sceso al di sotto della soglia di povertà. Al sud il 47,6% degli italiani è nelle stesse condizioni. Si parla di 12/13 milioni di poveri, molti dei quali ormai socialmente esclusi (cioè rigettati dalla società perché incapaci di qualunque apporto). Queste sono le cifre ufficiali, terribili ma terribilmente false. In verità, da numerose fonti, apprendiamo che gli italiani che vivono in uno stato di estrema indigenza sono ben oltre i 20 milioni. Nostri fratelli che hanno perso qualsiasi speranza, che sopravvivono a loro stessi, torturati dalle voci dei loro figli che chiedono pane. E questi sono i più forti fra di noi. Quanti non sono stati, o non saranno, abbastanza forti e decideranno di uccidersi pur di salvare almeno una piccola parte della loro dignità. I media, tutti, sono colpevoli quanto e più dei politici, infami e corrotti. Sono colpevoli perché vengono meno a quello che sarebbe il dovere di dare informazione, netta e precisa, di ciò che realmente accade e non di accontentarsi dei dati, taroccati, forniti dalle fonti di Stato. Invece si masturbano nell’inutile chiacchiericcio del dopo referendum: Chi ha vinto, chi ha perso, che alzerà il culo dalla poltrona e che invece poserà il suo sulla seduta ancora calda. Traditori, dovevate dare conto della verità e vi siete venduti!  Cosa possiamo fare per capovolgere questo terribile stato di cose? Nulla di nulla! Nulla, almeno finché continueremo a parlarne, a discuterne come se fosse una partita di calcio, a stringerci le braccia al petto in segno d’impotenza. Solo ribellarsi può ridarci speranza e dignità, solo rifiutare la schiavitù può farci sentire il profumo della libertà. Solo chi non ha più niente da perdere non ha paura di nulla. Solo chi ha una corda tra le mani può decidere se usarla contro se stesso o contro i suoi aguzzini.


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