domenica 29 novembre 2015

DA GALOPPINI DEL FISCO A CONSULENTI PER LE AZIENDE: EVOLUZIONE O ESTINZIONE



Editoriale del Dott. Commercialista Livio Landi

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(N.d.r.) Il Dott. Commercialista  Livio Landi, inizia con questo suo articolo la collaborazione con il Blog FAHRENHEIT 912, occupandosi di temi legati all'economia e alle piccole medie Imprese. Ma per questo non di generale interesse. L'informazione che da un'anno a questa parte il Blog sta cercando di dare è mirata non a convincervi di una o dell'altra  teoria, ma a far si che ogn'uno di voi, legga, elabori le informazioni e si faccia la sua idea precisa del quadro che si sta delineando per il futuro del nostro paese e dell'Europa. 



Ci siamo!....taluni diranno purtroppo altri, come me, diranno per fortuna; con una serie di disposizioni normative si arriverà molto presto al transito di tutte le fatture, emesse dai titolari di partita iva, attraverso il sistema telematico di interscambio che attualmente viene utilizzato obbligatoriamente per la fatturazione nei confronti della pubblica amministrazione. E’ l’avvento della fatturazione elettronica…..questo fantasma che già da diversi anni aleggia, ma che per la sporadicità e la particolari condizioni di utilizzo da parte delle imprese, fino ad ora è risultata essere una pratica marginale, diventerà presto una realtà tangibile con potenziali consistenti conseguenze per il sistema produttivo e soprattutto professionale. Come al solito tutto dipende come questa “patata” verrà pelata dai fautori di questa evoluzione. Inizialmente gli operatori del settore avevano sperato che questa nuova modalità avrebbe dato nuovo impulso al mercato, con il relativo indotto, dei servizi per la generazione, trasmissione e archiviazione dei nuovi documenti elettronici: e invece no! Sembra infatti che il sistema sarà lo stesso attualmente messo a disposizione gratuitamente per la fatturazione elettronica posta in essere nei confronti della pubblica amministrazione. Conseguentemente l’Agenzia delle Entrate sarà in grado di detenere (ed è questo l’obbiettivo a cui realmente si punta), elaborare e (soprattutto) controllare, dal punto di vista fiscale, l’attività di tutti i fruitori di questo servizio che dovranno confidare, per l’elaborazione dei registri iva e per la successiva fase di liquidazione dell’imposta, nell’operato del cervellone dell’Agenzia delle Entrate e dei relativi addetti. Giocando un po’ di fantasia (ma mica poi tanto..) si arriverà presto, nell’ordine di qualche anno, alla predisposizione del modello Unico precompilato anche per i titolari di partita iva. Notevoli le ripercussioni che questa evoluzione della gestione contabile delle aziende avrà sulla professione di commercialista per come questa attività si è sviluppata qui in Italia. Nel
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nostro paese ci sono circa 90 mila commercialisti iscritti all’Albo più quel variegato insieme di centri elaborazione dati, tributaristi e sedicenti consulenti che prestano servizi di gestione della contabilità (e dei conseguenti adempimenti di liquidazione e di dichiarazione dell’imposta sul valore aggiunto e, più in generale della redazione delle dichiarazioni fiscali) per le piccole e medio-piccole imprese italiane che costituiscono la stragrande maggioranza del nostro tessuto imprenditoriale. Questo esercito, quantitativamente più elevato rispetto agli altri paesi, si è potuto sviluppare non solo a causa della complessità della nostra normativa fiscale ma anche grazie allo zoccolo duro, in termini di fatturato, che la gestione della contabilità poteva garantire. Questo è tanto più vero per i giovani che si affacciano alla professione, in considerazione del fatto che questa attività costituisce quella con cui i neo-abilitati possono garantirsi un reddito “d’ingresso” indispensabile per avviare i loro studi.
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Se, come sembra inevitabile, questa fase contabile verrà gestita direttamente dall’Agenzia delle Entrate questo “zoccolo duro” di fatturato verrà meno e quindi la prevedibile immediata conseguenza è che i professionisti si troveranno a dover ristrutturare la propria attività in funzione della sostanziale riduzione del loro fatturato. Ho usato volutamente un termine “soft” ma nella sostanza la ristrutturazione si tradurrà in una riduzione consistente di personale, quello stesso personale che fino ad ora era adibito alla contabilizzazione di quelle fatture che in futuro verrà invece gestita direttamente il server dell’Agenzia delle Entrate. Il rischio potenziale che delle circa 300 mila unità impegnate nel settore almeno la metà rischia di dover trovare un’altra sistemazione. Ma è proprio necessario che finisca così? Il problema reale non è questa evoluzione informatica (come i più invece ritengono) che, come in altri settori, inevitabilmente (e forse positivamente)
verrà realizzata, ma piuttosto il ruolo che fino ad ora i commercialisti italiani hanno in larga parte rivestito: cioè quello dei galoppini del fisco italiano! Purtroppo nella stragrande maggioranza dei casi, specialmente lontano dai grandi centri, i commercialisti, così come la loro struttura e la loro capacità professionale, si sono lasciati assorbire e soffocare dall’espletamento di quella costellazione di miriade di adempimenti che null’altro servono se non a determinare periodicamente il carico fiscale cui ciascuno di noi deve fare fronte. Il ruolo del commercialista non può e non dovrebbe essere solo quello del fiscalista, bensì questa attività, pure facente parte a pieno titolo nel carnet di prestazioni offerte da uno studio, dovrebbe essere solo uno dei servizi offerti. Il professionista, specialmente in un tessuto imprenditoriale come quello italiano, dovrebbe essere un manager, un consulente aziendale a disposizione di quelle piccole e medie imprese che non possono assumerne uno a tempo pieno. Il personale che potrebbe rischiare di essere accantonato perché ritenuto superfluo costituisce invece una ricchezza cui il professionista non deve e non può rinunciare. Deve essere invece riqualificato, risultato che pure gli stessi titolari degli studi dovranno raggiungere, si potrà dare più spazio a quelle attività che fino ad ora sono state frustrate dal nostro assillo per le scadenze fiscali e per il risparmio d’imposta; tutto questo per cogliere le opportunità offerte da questa evoluzione. Finalmente le nostre capacità professionali e le nostre risorse produttive potranno essere indirizzate ad attività con un più alto valore aggiunto, attività professionalmente più stimolanti e più utili alle imprese, che ci porranno in prima linea sul fronte dello sviluppo imprenditoriale italiano. E una sfida che noi professionisti non possiamo perdere l’occasione di raccogliere.


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